E-mail marketing: rischio Spam, ecco alcuni motivi e come rimediare
L’e-mail marketing non è morto. L’abbiamo già visto in un nostro precedente articolo. Resta infatti un ottimo strumento per raggiungere il target di riferimento, fidelizzare i clienti e fare upselling o cross selling.
Se mandare una mail può sembrare facile, ci sono però alcune insidie che è bene sapere. Uno dei pericoli principali? Finire nello Spam!
Nel caso le vostre mail finiscano nello spam, tuttavia, si può aggiustare il tiro seguendo alcune regole che permetteranno anche di alzare il tasso di apertura.
Vediamo quindi i principali motivi per cui una e-mail può finire in spam e cosa fare nel caso.
PERCHE’ LE EMAIL FINISCONO NELLO SPAM
1) Contrassegnato come Spam dai destinatari. Uno dei primi motivi possibili (e in questo caso però difficile da rimediare) è che alcuni destinatari abbiano contrassegnato le vostre mail come Spam. Significa che i messaggi possono apparire in Spam anche per gli altri utenti, soprattutto se utilizzano Gmail, Outlook, Yahoo e altri servizi che hanno algoritmi fortemente basati sull’IA, intelligenza artificiale.
2) L’oggetto della e-mail è ingannevole o il contenuto attiva anti-spam. Il breve testo che anticipa la vostra e-mail nella casella di posta consiste nella prima impressione e influisce sull’apertura. Inoltre alcune parole potrebbero attivare gli anti-spam. Serve quindi che l’oggetto rispecchi ciò che veramente è contenuto nella mail. Una parola fuorviante violerebbe anche la legge CAN-SPAM oltre ad abbassare notevolmente le possibilità di apertura o cancellazione dalla newsletter.
Alcuni esempi di parole fuorvianti sono RE o FW, che compaiono in automatico quando si risponde a una e-mail. A meno che non si stia realmente rispondendo a una e-mail. Sono inoltre bandite frasi personali come “Hai sentito parlare di …”che spingono l’utente a voler scoprire chi è che scrive pensando di conoscere il mittente. Evitare anche affermazioni troppo sensazionali, testi tutti in MAIUSCOLO o con errori ortografici/grammaticali.
I filtri antispam controllano inoltre anche il contenuto della e-mail. Alcune parole o combinazioni possono mettere sull’allerta. Avviene per esempio se l’e-mail è troppo corta e quindi ha troppe poche parole, oppure se sono scritte parole come “Gratis”, “Tutto gratis”, “al prezzo più basso”, “soldi facili”, “guadagno immediato”. Da evitare inoltre troppi punti esclamativi o parole tutte in MAIUSCOLO. Usare solo una ti queste parole magari non vi farà finire in spam ma abusarne per spingere alla vendita sicuramente sì.
3) Mancano i permessi del destinatario. Le leggi sulla privacy online, il GDPR, non perdonano. Si richiede infatti a ogni destinatario un’autorizzazione esplicita per l’invio di e-mail tramite una esplicita spunta al momento dell’iscrizione. Lasciate proprio perdere, quindi, l’idea di acquistare delle liste di contatti e-mail. Oltre a questo motivo che già di per sé potrebbe bastare, ci sono anche altre ragioni per cui non si dovrebbero acquistare: non sai chi sono i destinatari, se tutti gli indirizzi e-mail sono attivi o meno, ma soprattutto se gli utenti sono nel vostro target o meno. A chi state parlando? Meglio investire in una raccolta dati personale, aiutandosi con l’iscrizione sul sito, la raccolta contatti sui social e durante la vendita.
4) Se usate codici HTML serve seguire alcune best practice. Succede soprattutto per chi invia mail ed ha un e-commerce o molte altre attività per cui un semplice testo e un link non bastano. Può essere necessario infatti includere immagini ed altri elementi HTML.
Secondo Mailchimp, le regole da seguire sono:
Mantenete la larghezza massima della mail tra 600 e 800 pixel;
Mantenete il codice HTML il più pulito e leggero possibile;
Evitate JavaScript e Flash perché ci sono client di posta che li supportano (possono inoltre essere letti come vettori di attacco da parte dei filtri antispam);
Rendere i messaggi mobile-friendly (quindi pulsanti grandi per il pollice, immagini piccole che non sovraccarichino e font leggibili su piccoli schermi e da tutti i dispositivi);
Ridurre al minimo la quantità di HTML.
5) Manca il link per disiscriversi. In fondo alle vostre e-mail commerciali dovreste sempre mettere il link che permette agli utenti di cancellarsi dalla vostra mail list e non ricevere quindi più i vostri messaggi. Inoltre è obbligatorio far sì che il link porti a una pagina dove sia possibile completare l’operazione, che deve essere elaborata entro 10 giorni. Vietato anche rendere la procedura troppo complicata per l’utente così da scoraggiarlo. Se vi impegnerete a mandare delle e-mail di buona qualità e di interesse per i vostri utenti non avrete bisogno di questi trucchetti.
6) Le informazioni del mittente sono fuorvianti. Assicuratevi che il campo ‘Da’ nelle impostazioni del modulo di contatto abbia l’indirizzo di amministrazione del vostro sito, e non per sbaglio l’indirizzo e-mail inserito nel modulo.
Può capitare inoltre che le informazioni ‘Da’ delle e-mail possano essere sbagliate semplicemente perché non è stata impostata correttamente l’autenticazione se si utilizzano servizi come Mailchimp o altri.
7) Troppi allegati. Gli allegati possono attivare gli anti-spam perché i file scaricabili possono essere vettori di malware e virus. Ma perché dovreste inviare degli allegati nelle vostre e-mail? Fate sì che gli utenti atterrino sul sito invece. Se proprio necessitate di inviare allegati, potreste utilizzare un servizio di cloud storage come Google Drive o Dropbox.
Possono esserci poi altre ragioni per cui le vostre e-mail finiscono in spam, problemi tecnici per esempio, per cui si necessita dell’intervento di un tecnico. Qualsiasi sia il motivo, tuttavia, è bene avere a mente queste poche regole per evitare che il problema sia banale e facilmente evitabile.
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